FOTOIT di settembre è in viaggio! Questo è un mio articolo , tentativo di raccontare il fermento della fotografia contemporanea italiana…un piccolo spicchio ma spero significativo di ciò che sta accadendo. Fotografie di Letizia Cariello, Alessandro Fruzzetti, Marta Giaccone, Marco Palmieri, Natascia Rocchi
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RSS feed for this sectionvincitori concorso “Alla ricerca dell’umanità:l’esperienza religiosa”
Vincitori: Salvatore Marrazzo, Roberto Nencini, Paolo Tavaroli
La iuta a Montevergine ©Salvatore Marrazzo
La iuta a Montevergine è un rito della tradizione popolare in onore della Mamma Schiavona. I pellegrini si recano al santuario di Montevergine per rendere omaggio alla Madonna Nera, ultima delle sette Sorelle, e la più brutta e scura di pelle della tradizione mariana. La madonna dell’Arco. La Madonna delle Galline. La Madonna dei bagni. La Madonna Avvocata. S. Anna a Lettere. La Madonna di Materdomini. Si narra, appunto, che essendo essa la più brutta si fosse nascosta in cima all’impervia montagna. Ospedaletto d’Alpinolo è l’ultimo paese irpino prima di arrivare al santuario situato in vetta alla montagna. Qui si celebra la Festa della Madonna di Montevergine che è l’unica che è ripetuta durante l’anno, perché chiude un ciclo che si conclude il 12 di settembre. I pellegrini che si recano in adorazione della Madonna, giungono la sera prima nel caratteristico paesino dell’avellinese per ripartire la mattina per compiere la cosiddetta “sagliuta”. Un passo di un canto recita: chi vo’ grazia a Mamma Schiavona, ca sagliesse lu Muntagnone. Chi vuole la grazia della Madonna deve salire la grande montagna. I festeggiamenti, sebbene abbiano perso in parte la genuinità della devozione del passato, portano in campo canti della tradizione, così come pure i balli e suoni tipici degli antichi strumenti popolari. Inoltre, sono particolarmente ricchi gli addobbi delle macchine, così come i carri con i buoi e i barrocci con i cavalli. Caratteristiche sono le tammurriate che continuano senza sosta sul sagrato del santuario e in ogni angolo, per tutta la durata della festa. Una delle più seguite della Campania.
Salvatore Marrazzo
MARAMURES ©Roberto Nencini
Maramures nasce da un’ idea e da un desiderio, negli anni ’80. Volevo visitare un luogo remoto lontano dalla civiltà, legato alle tradizioni, per raccontare come la religione permei il tessuto umano e lo stile di vita di un popolo, diventando il fulcro della vita sociale in modo forte e coerente. Prima di fare questo viaggio ho dovuto aspettare; la vita mi ha portato altrove, ma dentro mi era rimasta una voglia lontana di conoscere quella gente e i loro modi di vivere. Arrivata l’occasione di partire, ho noleggiato una macchina e sono andato alla ricerca di queste zone in una Romania ancora ferma nel tempo, dove si coltiva con strumenti manuali, ci si muove a cavallo, e si va in Chiesa la domenica per pregare e coltivare la fede. Queste chiese sono affiliate alla Chiesa Ortodossa rumena. La cosa che mi ha colpito è che moltissimi giovani frequentano la Chiesa e per l’occasione si vestono usando abiti tradizionali, in modo da preservare e perpetrare le loro tradizioni attraverso la fede. Un salto nel medioevo: questo popolo gentile e ospitale vive la vita con semplicità, senza i limiti di internet e della tecnologia. Nel Maramures il sorriso ha un valore meraviglioso; le persone ti invitano a pranzo o a vivere il loro matrimonio o a celebrare un funerale facendoti partecipe della loro vita, delle loro preghiere, dei loro colori. Nel Maramures il tempo sembra si sia fermato, ma quello che io ho capito da questo popolo, è che la religione può illuminare la vita delle persone con la leggerezza e la profondità di un sorriso regalato.
Roberto Nencini
Un vangelo da marciapiede ©Paolo Tavaroli
Quando ho cominciato a pensare per la prima volta- in simbiosi con lo sguardo nel mirino della mia reflex- al tema di queste fotografie che intendevo riuscire a scattare, poi ad un titolo che potesse rappresentare quest’ultimo sinteticamente, non immaginavo ancora un papa come Francesco, con la sua insistenza per una vita cristiana che torni ad essere vissuta tra gli ultimi, alle periferie esistenziali, condotta da pastori- testimoni “con l’odore delle pecore addosso”. Alla elezione di Bergoglio al soglio pontificio, io ero già in cammino per rappresentare questo tipo di realtà: un filo di speranza nascosto, ma ben saldo, che imbastisce l’arazzo articolato e multiforme della nostra società post moderna. Che questo sottile ordito possa ancora essere un disegno riconoscibile nel disegno della complessità in vista a tutti, credo che sia opinabile. E’ più probabile che lo si possa osservare ed eventualmente apprezzare solo al rovescio dell’arazzo e, forse, è bene che sia così. Il senso di questo mio lavoro che continua è nella domanda: non resta forse compito umile della fotografia, alle prese anch’essa con i tempi tumultuosi e interessantissimi del cambiamento, mostrare quanto sfugga a un primo sguardo e perfino, talvolta, all’evidenza?
Paolo Tavaroli
Opere segnalate
da Percorso di luce ©Eleonora Baddour
“…oltre a rappresentare un gioco di svelamento attraverso la luce, raccontano anche la mia famiglia e la sua storia: il matrimonio dei miei genitori, mio padre siriano di religione islamica e mia madre italiana di fede cattolica, e la spiritualità di mia nonna, caratterizzata da una devozione semplice e sincera…”Eleonora Baddour
da A piedi scalzi. I Pappamusci ©Pamela Barba
“…Il pellegrinaggio inizia nelle prime ore pomeridiane del Giovedì Santo, da quel momento, per le vie della città, questi pellegrini, avvolti da mistero, si incamminano con una percepibile cadenza ritmica dei gesti, dell’andamento, a diffondere una lieve melodia, vegliando su tutti gli Altari della Reposizione. Proseguono il loro cammino penitenziale fino al mattino del venerdì…”Pamela Barba
da Il venditore di rose ©Gabriele Capretti
“In un pomeriggio invernale sul lungomare della città di Genova, un giovane magrebino, venditore di rose, interrompe il lavoro per pregare.” Gabriele Capretti
da Isfahan: negli sguardi della vita religiosa ©Parastoo Dadvar
“I luoghi fotografati si trovano a ISFAHAN in IRAN , denominati LA MOSCHEA DELLO SHAH e LA MOSCHEA MASJED-E JAME…”Parastoo Dadvar
da Come un abbraccio ©Barbara D’Urso
“…tutti accomunati dall’unico desiderio di aiutare e dare valore alle persone secondo l’intento di diffondere la gioia che nasce dall’incontro con Gesù…”Barbara D’Urso
Senza titolo ©Marcella Giorgetti
“…Sulle coste occidentali di una moderna Turchia appare una donna vestita di colore che si diverte,in antitesi ai divieti ed alle strumentalizzazioni che lo ritengono in occidente una forma di oppressione e di assoggettamento…”Marcella Giorgetti
da Crocifissi ©Roberto Mirulla
“…I crocifissi non hanno un volto ma vogliono farci riflettere sul destino dell’uomo che non trova mai pace, che non si accontenta mai, che ogni volta ha bisogno di odiare qualcuno per sentirsi libero…”Roberto Mirulla
da L’Affruntata, storia di un «mirabile artificio» ©Giuseppe Morello
“L’Affruntata, che nel dialetto calabrese significa Incontro…dell’incontro tra la Madonna e il Cristo risorto con i portantini chiamati a “raccontare” attraverso un’immensa fatica il messaggio della Resurrezione…”Giuseppe Morello
da “Concentricità” ©Alessandra Solinas
“Le religioni, nei loro aspetti più diversi, ruotano come cerchi concentrici attorno ad un unico punto centrale che rappresenta l’elemento di connettività tra le stesse: LA FEDE, che trasforma l’esperienza di vita di ciascun uomo in esperienza religiosa…”Alessandra Solinas
da L’Islam all’ombra della lanterna ©Francesco Zoppi
“Uno sguardo sulle piccole e numerose moschee disseminate tra i vicoli della città di Genova…Piccoli spazi, spesso ricavati da fondi, messi a disposizione di chi desidera entrare in contatto con la comunità musulmana…Non solo un luogo di preghiera ma un polo di aggregazione…Francesco Zoppi
QUESTA TERRA, LA MIA TERRA di SANDRO PEZZI
Sandro Pezzi ritrae il padre Nazzaro che interpreta la sua vita da lavoratore della terra, amato palcoscenico ed emblema del legame familiare.
“…Quella che viene mostrata è la vita di un padre nella visione di un figlio. Un’interpretazione certamente frutto dei legami familiari ma che ci esemplifica anche una dimensione mitica del lavoro attorno alla terra. Tale tematica ha trovato nella storia dell’arte vari esegeti ma Sandro Pezzi, attraverso l’uso dello smartphone, ne propone una decodificazione contemporanea… La campagna modula un vivere ritmato differentemente. Sandro Pezzi questo ce lo racconta attraverso il padre, uomo che ci presenta il significato del suo vivere in modo avvincente … Stefano Taddei”
“…Sandro Pezzi riprende l’effetto contrastato del paesaggio utlizzando le nuove tecnologie senza alcun lavoro di post-produzione, con un taglio pittorico tutto giocato sul chiaroscuro e pochi colori, scegliendo di seguire le condizioni meteorologiche come facevano i pittori veristi, per ambientare i suoi tableaux vivants contemporanei in cui il vecchio contadino interpreta nelle nostre campagne i gesti usuali e arcaici che soleva fare in passato come fossero elementi di una partitura musicale, in un momento oramai passato ma che ritorna a vivere come se fosse osservato e riprodotto da un occhio esterno e super partes. L’autore ricrea la quotidianità del padre oramai a riposo, facendogli rivivere metaforicamente, anche in modo ironico e dissacrante, gli attimi eterni di un giorno in cui l’uomo era costretto a sottostare alle rigorose leggi della Madre Terra, quei tempi lenti poiché legati alle stagioni…Francesca Baboni”
QUESTA TERRA, LA MIA TERRA di Sandro Pezzi© All rights reserved
20 giugno – Carrara: Inaugurazione LA NATURA CHE CI CIRCONDA
Inaugurazione 20 giugno a Carrara – piazza dell’Accademia ore 18
ITINERARI FOTOGRAFICI : LA NATURA CHE CI CIRCONDA
Opera prima classificata
RESET di NAZZARENO BERTON e SERGIO CARLESSO
RESET : La magia della natura e le sue infinite metamorfosi ci regalano storie silenziose e “colpi di scena”
RESET – Nazzareno Berton e Sergio Carlesso © All rights reserved
seguono in ordine alfabetico
Come le foglie d’autunno di CINZIA BATTAGLIOLA
COME LE FOGLIE D’AUTUNNO – Cinzia Battagliola© All rights reserved
Natura marina di PAOLO MAGGIANI
NATURA MARINA – Paolo Maggiani© All rights reserved
Inside di CHIARA NATTA
INSIDE – Chiara Natta © All rights reserved
Nebbiosamente di Francesca Parenti Brambilla
NEBBIOSAMENTE – Francesca Parenti Brambilla © All rights reserved
tutte le fotografie della mostra Paesaggi e luoghi della civiltà mediterranea
OPERE VINCITRICI ex – aequo Espacio Disponible di Monica Ortega e Vissuta Abbandonata di Francesca Parenti Brambilla
Espacio Disponible – MONICA ORTEGA © All rights reserved
The landmarks that remain in the margins of everyday life. ‘Espacio Disponible’ focuses mainly on the new territories that emerge as a consequence of the environmental degradation and industrial decay.
Monica Ortega
Vissuta Abbandonata – FRANCESCA PARENTI BRAMBILLA © All rights reserved
Il progetto fotografico Vissuta Abbandonata si compone di due differenti parti: nella prima sono ritratte le campagne abbandonate e lasciate andare allo sfacelo del tempo.
Nella seconda invece, attraverso il recupero di foto d’epoca, sono ritratte le famiglie che hanno abitato e vissuto, anni prima, quegli stessi luoghi.
Da un lato dunque i luoghi abbandonati dall’uomo, dall’altro gli stessi posti abitati e vivificati dalla loro presenza e cura.
Francesca Parenti Brambilla
a seguire in ordine alfabetico Ilenio Celoria(Mediterraneità), Carolina Cuneo (Il mare tra le terre), Massimiliano Morini (I giardini di Aegusa), Lorenzo Palombini (Passetto)
Mediterraneità – ILENIO CELORIA © All rights reserved
Il viaggio è l’elemento strutturale della sequenza di immagini che rappresentano panorami “emozionali” all’interno dei quali sguardi su uno stesso luogo convivono sovrapponendosi.Mediterraneità è un portfolio nel quale i paesaggi del Mediterraneo sono un pretesto per rappresentare panorami ideali che trascendono i limiti della fotografia documentaria: attraverso l’accostamento di sguardi con prospettive diverse lo spazio oggettivo diventa spazio immaginario. Italo Calvino nel suo libro “Le città invisibili” scrive: ” […] Diomira, città con sessanta cupole d’argento, statue di bronzo di tutti gli dei, vie lastricate in stagno, un teatro di cristallo, un gallo d’oro che canta ogni mattina su una torre. Tutte queste bellezze il viaggiatore già conosce per averle viste anche in altre città. Ma la proprietà di questa è che chi vi arriva una sera di settembre, quando le giornate si accorciano […], gli viene da invidiare quelli che ora pensano d’aver già vissuto una sera uguale a questa e d’esser stati quella volta felici”.Mi piace pensare ai miei viaggi nel Mediterraneo come un vagare senza meta alla ricerca della bellezza; mi piace immaginare il progetto come un diario visivo nel quale le fotografie non sono solo ciò che ho visto, ma anche quello che il mio cuore ha sentito.
Ilenio Celoria
I giardini di Aegusa – MASSIMILIANO MORINI © All rights reserved
Aegusa è l’antico nome di una delle isole Egadi, in Sicilia.Fra le sue caratteristiche vi è la presenza di vaste aree scavate nei secoli passati per l’estrazione di una roccia impiegata nell’edilizia.Nel tempo l’attività estrattiva, ridotta fino al completo esaurimento, fu sostituita da nuove forme di sfruttamento, secondo criteri storicamente diffusi in tutto il bacino mediterraneo: molte cave, chiamate “tufare” dagli isolani, divennero sedi di giardini botanici e agrumeti per via del loro buon microclima e perché ben riparate dal vento, mentre nella roccia facile da scavare e ben isolante furono ricavate numerose dimore.Oggi questi luoghi tendono ad essere riqualificati ai fini della locazione turistica, creando contesti molto suggestivi, i cosiddetti “giardini ipogei”.Trovandosi sotto il piano di campagna, spesso delimitati da muretti e dalla vegetazione spontanea, i giardini ipogei costituiscono una specie di paesaggio parallelo, nascosto, un mondo “di sotto” complementare a quello comunemente accessibile “di sopra”.Ciascun dittico propone il doppio volto dell’isola componendo viste o dettagli dell’uno e dell’altro; ogni coppia di immagini è idealmente separata dalla linea del suolo.
Massimiliano Morini
Passetto – LORENZO PALOMBINI © All rights reserved
Ad Ancona ogni persona sa cosa è il “Passetto” ; per i cittadini locali un luogo simbolo, pervtanti forse solo una “banale” spiaggia come tante. A me invece è entrata nel cuore e per questo ho deciso di raccontarlo. L’accesso è impervio, una lunga distesa fino al di sotto della rupe, e ci si ritrova in un altro mondo. Il senso di totale abbandono ti avvolge, dei rumori cittadini più nulla, solo pochi suoni, tu, il mare, poco altro. La solitudine è solo apparente, qui in tutto è presente l’attività umana, benchè l’uomo sia assente, Nel silenzio, sembra quasi che la natura stesse aspettando il ritorno di qualcuno.
Lorenzo Palombini
Il mare tra le terre – CAROLINA CUNEO © All rights reserved
Il bacino del Mediterraneo è il luogo nel quale si svolse il racconto dell’Odissea. La leggenda narra che nell’isola di Ogigia la ninfa Calipso, il cui nome significa “colei che nasconde” trattenne Ulisse per sette anni. Oggi a Gozo si possono immaginare i luoghi dell’isola cantati da Omero. Ogigia o Gozo non è un luogo per vivere, ma per fermarsi a riflettere dopo una lunga guerra accompagnata da emozioni violente. I sette anni del soggiorno di Ulisse indicano un periodo di tempo sospeso e privo di emozioni, apparentemente senza fine, necessario per rivedere i momenti della vita e metterli nella giusta prospettiva in attesa di ricominciare. Una liberazione fisica e spirituale per cercare di capire e ricaricarsi attraverso l’immobilità. Oggi non siamo più capaci di fermarci o di lasciarci andare al flusso delle giornate: abbiamo sempre la sensazione che il tempo ci sfugga. Tutto avviene in modo ossessivo: le immagini ci circondano e scorrono a una velocità che ci toglie quasi il respiro. Le fotografie di Gozo, simili ma non uguali, cercano, obbligando l’occhio a fermarsi, di prolungare lo sguardo e di dilatare il tempo della riflessione.
Carolina Cuneo
MOSTRA COLLETTIVA DELLE FOTO SELEZIONATE :
Ascesa e declino della tradizione olearia in Balagne. (Corsica)- ENZO BERTI© All rights reserved
Ascesa e declino della tradizione olearia in Balagne. (Corsica)
“…Il segno delle due guerre e l’emigrazione accelereranno il declino, fino al colpo di grazia del 27 agosto 1971 : quel giorno , un immenso incendio annienterà in un pomeriggio la quasi totalità delle olivaie della regione. Oggi, specie nei villaggi di montagna, si trovano ancora dei frantoi… la maggior parte è in rovina, ma in altri, ancora funzionanti, sopravvive il mestiere della spremitura delle olive con attrezzature e sistemi tradizionali.”
Enzo Berti
Egitto, Kom Ombo – GIORGIO PAGANO © All rights reserved.
Between us (Bursa – Turchia) BIAGIO TASSONE© All rights reserved
Vita da laguna – MARCELLA GIORGETTI© All rights reserved
La Laguna di Marano inquieta con la sua calma costante,riportando ad una poetica dove è tutto necessariamente lento e rarefatto.
La natura incontaminata trasforma lo sguardo in un viaggio introspettivo senza tempo annullando l’uomo ed i suoi manufatti che diventano parte di essa.
I cartelli indicano la direzione:ma è,questa,davvero così importante?
Marcella Giorgetti
Antica masseria – CHIARA NATTA© All rights reserved
“Antica masseria”Cassibile(Siracusa) Il complesso archittettonico-urbanistico risale al settecento ed è situato all’ingresso della cittadina di Cassibile,ed è circondato su tre lati dalla campagna.L’insieme,ora in stato di abbandono quasi totale,è composto da vari edifici,la chiesa ,la casa padronale,e altre strutture designate alle attività,prevalentemente agricole del luogo. Nelle vicinanze sono anche iresti di un edificio religioso più antico.
Chiara Natta