Archive | dicembre, 2013

DESIRE VALENTINA GHIRINGHELLI

 


 Invito mostra Valentina. Ghiringhelli

 

“Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa dà fine l’appagamento; tuttavia per un desiderio che venga appagato ne rimangono almeno dieci insoddisfatti; inoltre, la brama dura a lungo, le esigenze vanno all’infinito, l’appagamento è breve e misurato con mano avara. Anzi, la stessa soddisfazione finale è solo apparente: il desiderio appagato dà tosto luogo a un desiderio nuovo.

Il mondo come volontà e rappresentazione, Arthur Schopenhauer.

 Secondo Freud i desideri sono il materiale originario dei sogni.Ogni sogno è quindi la rappresentazione di un nostro desiderio.Essi si presentano a noi in modo più o meno chiaro, a seconda di quanto siano stati oscurati e camuffati dalla psiche durante il sonno.Se nei bambini il sogno è la diretta realizzazione del desiderio, negli adulti la formazione è più complessa. Attraverso un processo di condensazione, spostamento, drammatizzazione e simbolizzazione  il sogno viene generato dai nostri desideri inconsci.Sulla base di queste teorie ho chiesto ad una serie di persone di descrivermi tre loro desideri.Per ognuno ho realizzato una serie di fotografie chiedendo di scegliere quella che meglio li rappresentasse.Essendo i sogni generati tramite sovrapposizione, condensazione e spostamento, ho stampato i desideri scelti su carta trasparente, li ho sovrapposti, spostati e tagliati e ho lasciato che l’inchiostro si mischiasse in modo casuale andando così a formare il sogno di ognuno.Il progetto si compone di una serie di trittici che rappresentano i desideri di ognuno alternati alle tavole rappresentanti i relativi sogni.

12_Desire_ValentinaGhiringhelli.jpg

13_Desire_ValentinaGhiringhelli.jpg

 

 

 

 

 

 

 

8_Desire_ValentinaGhiringhelli.jpg9_Desire_ValentinaGhiringhelli.jpg

 

 

 

 

 

 

4_Desire_ValentinaGhiringhelli.jpg5_Desire_ValentinaGhiringhelli.jpg

“Cinquataquattromiladuecent…” di Nazzareno Berton e Sergio Carlesso

 

BERTON-2 copia

“Un brivido percorre le membra di chi, oggi, cammina su quelle pietre frante”

Mario Rigoni Stern

“CINQUANTAQUATTROMILADUECENTOOTTANTANOVE” 

di  Nazzareno Berton e Sergio Carlesso

L’Altopiano di Asiago è stato importante teatro dei cruenti eventi bellici della Prima guerra mondiale: il suo territorio risulta ancora “marcato” dai segni rimasti di quell’avvenimento svoltosi quasi cento anni fa. L’intento originario di questa ricerca fotografica è la rilettura di quanto il paesaggio ancora “racconti” di quei giorni e delle trasformazioni che questi hanno comportato. La persistenza di quel passato è presente con tracce leggere ed interagisce ormai con l’ambiente naturale: focalizzando l’attenzione su dettagli che altrimenti sfuggirebbero si è scelto di realizzare un lavoro di messa in memoria, di archiviazione.Allo stesso tempo, però, la frequentazione continua e costante, per oltre due anni, di quell’ambiente e l’approfondimento degli avvenimenti e delle situazioni vissute hanno “segnato” indelebilmente lo sviluppo del racconto, sovrapponendo all’iniziale interesse per dei luoghi “trasformati” che la natura sta tentando di riconquistare, la percezione forte della tragedia che in realtà lì si è svolta. Di fronte alla comprensione dei drammi dei cinquantaquattromiladuecentoottantanove del Sacrario e di tutti gli altri che hanno sacrificato la vita per questo assurdo evento, si è affermata l’impossibilità di limitarsi ad un semplice “prelievo fotografico”: i segni introdotti (tutti fisicamente realizzati sul posto) diventano così allusivi, e vogliono raccontare le sensazioni e le percezioni che ancora colpiscono “chi cammina su quelle pietre frante”.

 

“Urbano fitologico” di Fabio Giovinazzo

 

FABIO GIOVINAZZO

 

Urbano Fitologico

 

2013

 

L’investigazione nasce dalla materia organica vegetale, dal mezzo meccanico e dalla lotta di questo con la materia (…) L’impulso fotografico diventa screening, un libero campo d’interazione di incessanti stimoli esterni e di morbose sensazioni interne, registrato attraverso un ampio ventaglio di elementi (…) In tal modo viene a crearsi una raffinata e sfaccettata modalità di narrazione che frantuma e moltiplica i punti di vista, offrendo al pubblico, immerso in una situazione quasi labirintica, plurime modalità di comprensione.

fabiogiovinazzo foto copia

“Graffi dell’anima” di Bruno Taddei

taddei002

taddei002a

Attraverso lame incido la mia paura di essere solo.
Attraverso lame incido la carta.
Attraverso nuove immagini scolpisco le preesistenti.
Trasformo ciò che è stato in ciò che è.
Trasformo in carezza creativa un atto meccanico.
Trasformo il figlio dell’obiettivo in figlio della mia mano.
Mi riapproprio di una parte di me, mi approprio delle paure.
Mi approprio del mio coraggio.
Conosco la profondità con i graffi sulla superficie.
Conosco ciò che finora non ho mai voluto conoscere.
Conosco me stesso.
Riconosco i graffi dell’anima.

Testo di Sandro Iovine

Bruno Taddei: Approdato alla fotografia nel 2004 dopo trascorsi di pittura e scultura i cui echi si ritrovano nelle contaminazioni linguistiche dei sui lavori, ha messo a punto una personale tecnica “di graffio” delle proprie fotografie che, essendo completamente manuale, trasforma ogni lavoro in un pezzo unico.

L’autore ha esposto numerose mostre in Italia, ha tenuto seminari di approfondimento a proposito del legame tra psicologia e fotografia con la collaborazione di Maria Grazia D’Amico e Sandro Iovine presso il DAMS di Bologna e l’Università dell’Insubria di Varese.

Conduce corsi legati alla composizione dell’immagine e portfolio fotografico e corsi legati all’insegnamento della tecnica relativa al “graffio”.

Ha pubblicato il libro “Il permesso di crescere”.

Le sue fotografie sono state pubblicate su numerosi giornali e riviste, tra i quali: Il Fotografo, Fotografia reflex, La Stampa, Il Giornale, La Sicilia.

“Con questo nuovo metodo sto cercando attraverso forme espressive quali il graffio, il disegno, l’incisione e lo strappo della carta fotografica, di esplorare, contaminare e oltrepassare il confine dato dalla fotografia tradizionale per intraprendere un percorso introspettivo di trasformazione profonda delle immagini e del significato che da ciò ne deriva. Un approfondimento interiore costituito da solchi procurati alle immagini che mi permettono di andare in profondità nella  ricerca di me stesso, al riconoscimento e all’accettazione di quello che è stato e di quello che  ora… è”.

“Graffi dell’anima” di Bruno Taddei
a cura di Sandro Iovine
Inaugurazione mercoledì 8 maggio ore 18,30