Inaugurazione 8 maggio LUMEN . LA SICILIA TRA PITTURA E FOTOGRAFIA

Lumen. La Sicilia tra pittura e fotografia

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Franco Fasulo  Ossidi-Memorie, 2014

Valparaiso (Cile) '99

 

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Tano Siracusa Cile 2011

In Lumen pittura e fotografia non sono a confronto, ma accanto. Nessun duello, dunque, semmai volontà di superare credenze errate e pregiudizi inconsistenti.

Leggere la fotografia attraverso il paradigma della pittura è un errore che ci trasciniamo da molto tempo, troppo. Intravedere un’inadeguatezza artistica, infatti, nelle opere fotografiche sol perché riproducibili è un criterio metodologico di derivazione pittorica del tutto inconsistente e fuorviante poiché coinvolgerebbe non soltanto la fotografia ma anche la scultura, la musica e persino la letteratura.

L’atto fotografico al pari di qualsiasi atto artistico rimane una faccenda aristocratica, nel senso etimologico del termine: solo dei migliori, dei prescelti. Appunto degli artisti. L’artista abita e ci fa abitare poeticamente il mondo poiché ispirato da voce divina, da divina mania, come sostiene Platone. Egli agisce come un metaxu (μεταξύ), un intermediario che riformula l’incodificabile a chi non può intendere il messaggio originario.

 

Invece, i beni più grandi ci provengono mediante una mania che ci viene data per concessione divina […]. L’invasamento e la mania che proviene dalle Muse, che, impossessatasi di un’anima tenera e pura, la desta e la trae fuori di sé nella ispirazione bacchica in canti e in altre poesie, e […] istruisce i posteri[1].

 

Con Lumen entriamo nel mondo rischiarato da sguardi illuminati e attenti, capaci di leggere la realtà senza falsificazioni e con l’accento maturo di chi non vacilla di fronte al disorientamento provocato dall’ipercomunicabilità o dal profluvio di immagini tecniche. Lumen è la nostra lucerna per uscire dalla caverna e riappropriarci della nostra capacità di decrittare il mondo.

Lumen è prospettiva, vista, chiarore, apertura. È luce. Quella siciliana che orienta e ispira gli artisti proposti nella mostra. Lumen è arte. Quella che attraversa la Sicilia scegliendo come propri intermediari questi tre poeti – Franco Fasulo, Franco Carlisi, Tano Siracusa – che ci aprono alla bellezza del reale senza trasfigurazioni: immergendovisi dentro.

La realtà spesso inganna il suo osservatore poiché si moltiplica in molti mondi possibili; non inganna, invece, l’artista ma soltanto perché egli vuol farsi ingannare, perché ha bisogno di infilarsi nella sua trama, di bearsi dei suoi raggiri e di mostrarceli per indurre anche noi alla sorpresa. Ed è la meraviglia a spronarci, obbligandoci a ridefinire il nostro modo di pensare. Non è l’inganno del trompe-l’œil quello di cui qui si discute, ma “l’astuzia dell’immagine” di cui parlava Didi-Huberman, che di colpo devia le nostre prefigurazioni, insinuando il dubbio, pungolando il pensiero, facendo vacillare l’ovvio con cui ci muoviamo nel mondo.

Osservando le opere di Franco Fasulo si riesce a ritrovare il cammino del pittore che abbandona lentamente gli ormeggi del certo, del ben visibile, del figurativo. I colori si stendono armonici, espressivi, vivi in un panorama che racconta delle navi ormeggiate nel porto con tutto il loro carico di storia, di viaggi, di fatica. Fasulo si avvicina sempre di più alle sue navi. I particolari diventano essenziali, contengono l’intero e lo superano. E Fasulo sembra affrancarsi dal limite formale del sensibile. L’astrattismo delle sue tele e dei suoi pastelli, al pari di un mosso fotografico o di un’immagine sfocata o di un dettaglio ingigantito, è però sempre ancorato al vero e all’ordito delle sue forme. Soltanto all’apparenza è aniconico, soltanto uno sguardo disattento non coglie l’analogia con il reale, la fedeltà agli enti. Di essi Fasulo racconta l’infinitamente piccolo o l’infinitamente grande, spingendosi oltre i confini del tangibile. Ma all’osservatore non interessa altro che questa opportunità di viaggiare attraverso quelle navi, quel mare, quella luce siciliana che disperde i particolari e prospetta scenari inimmaginabili e onirici.

In Lumen è proprio la pittura a spingerci a comprendere che cosa ci affascina invece della fotografia: il suo aggancio alla realtà che non si sostanzia nella semplice restituzione. La fotografia prima di essere un analogon del reale è un omologon delle immagini mentali che noi “scattiamo”, attraverso le quali ci pre-figuriamo il mondo, attraverso le quali esperiamo il mondo. Non è speculare alla realtà ma speculare alla nostra immaginazione.

Franco Carlisi e Tano Siracusa non ci dicono della realtà ciò che sappiamo ma ciò che potremmo vedere; ci indirizzano verso ciò che ci sfugge, fagocitato dall’abitudinarietà con cui osserviamo.

Attraverso il mosso, i riflessi, lo sfumato emerge un’aria di autenticità, di sincera intesa con l’evento ritratto, di comunione. Pur se ci sembra di andare oltre la chiarezza del reale, ci ritroviamo invece immersi in esso e lo comprendiamo, lo leggiamo attraverso la bellezza che si fa via maestra per il vero.

Non il kairós è infatti colto nelle loro immagini, semmai l’istante bello, καlόs kairòs: l’essere speciale del referente. L’essenza. Una qualità riconosciuta dal fotografo e sottratta al tempo di qualsiasi mondo possibile, reale o fantastico che sia. Un evento assolutamente unico benché passibile di riproduzione.

Con Lumen comprendiamo fino in fondo che un’opera d’arte è tale solo se c’è un artista che la origina, non importa se fotografo o pittore.

 

L’artista è l’origine dell’opera. L’opera è l’origine dell’artista. Nessuno dei due sta senza l’altro. Tuttavia nessuno dei due, da solo, è in grado di produrre l’altro. Artista ed opera sono ciò che sono, in sé e nei loro reciproci rapporti, in base ad una terza cosa, che è in realtà la prima, e cioè in virtù di ciò da cui tanto l’artista quanto l’opera d’arte traggono il loro stesso nome, in virtù dell’arte[2].

Giusy Randazzo

 

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Mostra di Pittura e Fotografia

Lumen. La Sicilia tra pittura e fotografia

Opere di Franco Fasulo, Franco Carlisi e Tano Siracusa

A cura di Giusy Randazzo

Allestimento di Piera Cavalieri

Spazio23 – fotografia contemporanea

Vico dietro il Coro della Maddalena 23 r

8 maggio 2014 – 28 maggio 2014

Genova

 



[1] Platone, Fedro, 244 A-245 A.

 

[2] M. Heidegger, Sentieri interrotti (Holzwege), trad. it. P. Chiodi, La Nuova Italia, Firenze 1979, p. 3.