ex voto di Piera Cavalieri e Roberto Tricerri
“…il manifestarsi dell’urgenza dell’intervento divino o soprannaturale per chi potrebbe essere alla fine della propria vita e la speranza della rinascita o il ringraziamento perché già avvenuta”
Vincitori: Salvatore Marrazzo, Roberto Nencini, Paolo Tavaroli
La iuta a Montevergine ©Salvatore Marrazzo
La iuta a Montevergine è un rito della tradizione popolare in onore della Mamma Schiavona. I pellegrini si recano al santuario di Montevergine per rendere omaggio alla Madonna Nera, ultima delle sette Sorelle, e la più brutta e scura di pelle della tradizione mariana. La madonna dell’Arco. La Madonna delle Galline. La Madonna dei bagni. La Madonna Avvocata. S. Anna a Lettere. La Madonna di Materdomini. Si narra, appunto, che essendo essa la più brutta si fosse nascosta in cima all’impervia montagna. Ospedaletto d’Alpinolo è l’ultimo paese irpino prima di arrivare al santuario situato in vetta alla montagna. Qui si celebra la Festa della Madonna di Montevergine che è l’unica che è ripetuta durante l’anno, perché chiude un ciclo che si conclude il 12 di settembre. I pellegrini che si recano in adorazione della Madonna, giungono la sera prima nel caratteristico paesino dell’avellinese per ripartire la mattina per compiere la cosiddetta “sagliuta”. Un passo di un canto recita: chi vo’ grazia a Mamma Schiavona, ca sagliesse lu Muntagnone. Chi vuole la grazia della Madonna deve salire la grande montagna. I festeggiamenti, sebbene abbiano perso in parte la genuinità della devozione del passato, portano in campo canti della tradizione, così come pure i balli e suoni tipici degli antichi strumenti popolari. Inoltre, sono particolarmente ricchi gli addobbi delle macchine, così come i carri con i buoi e i barrocci con i cavalli. Caratteristiche sono le tammurriate che continuano senza sosta sul sagrato del santuario e in ogni angolo, per tutta la durata della festa. Una delle più seguite della Campania.
Salvatore Marrazzo
MARAMURES ©Roberto Nencini
Maramures nasce da un’ idea e da un desiderio, negli anni ’80. Volevo visitare un luogo remoto lontano dalla civiltà, legato alle tradizioni, per raccontare come la religione permei il tessuto umano e lo stile di vita di un popolo, diventando il fulcro della vita sociale in modo forte e coerente. Prima di fare questo viaggio ho dovuto aspettare; la vita mi ha portato altrove, ma dentro mi era rimasta una voglia lontana di conoscere quella gente e i loro modi di vivere. Arrivata l’occasione di partire, ho noleggiato una macchina e sono andato alla ricerca di queste zone in una Romania ancora ferma nel tempo, dove si coltiva con strumenti manuali, ci si muove a cavallo, e si va in Chiesa la domenica per pregare e coltivare la fede. Queste chiese sono affiliate alla Chiesa Ortodossa rumena. La cosa che mi ha colpito è che moltissimi giovani frequentano la Chiesa e per l’occasione si vestono usando abiti tradizionali, in modo da preservare e perpetrare le loro tradizioni attraverso la fede. Un salto nel medioevo: questo popolo gentile e ospitale vive la vita con semplicità, senza i limiti di internet e della tecnologia. Nel Maramures il sorriso ha un valore meraviglioso; le persone ti invitano a pranzo o a vivere il loro matrimonio o a celebrare un funerale facendoti partecipe della loro vita, delle loro preghiere, dei loro colori. Nel Maramures il tempo sembra si sia fermato, ma quello che io ho capito da questo popolo, è che la religione può illuminare la vita delle persone con la leggerezza e la profondità di un sorriso regalato.
Roberto Nencini
Un vangelo da marciapiede ©Paolo Tavaroli
Quando ho cominciato a pensare per la prima volta- in simbiosi con lo sguardo nel mirino della mia reflex- al tema di queste fotografie che intendevo riuscire a scattare, poi ad un titolo che potesse rappresentare quest’ultimo sinteticamente, non immaginavo ancora un papa come Francesco, con la sua insistenza per una vita cristiana che torni ad essere vissuta tra gli ultimi, alle periferie esistenziali, condotta da pastori- testimoni “con l’odore delle pecore addosso”. Alla elezione di Bergoglio al soglio pontificio, io ero già in cammino per rappresentare questo tipo di realtà: un filo di speranza nascosto, ma ben saldo, che imbastisce l’arazzo articolato e multiforme della nostra società post moderna. Che questo sottile ordito possa ancora essere un disegno riconoscibile nel disegno della complessità in vista a tutti, credo che sia opinabile. E’ più probabile che lo si possa osservare ed eventualmente apprezzare solo al rovescio dell’arazzo e, forse, è bene che sia così. Il senso di questo mio lavoro che continua è nella domanda: non resta forse compito umile della fotografia, alle prese anch’essa con i tempi tumultuosi e interessantissimi del cambiamento, mostrare quanto sfugga a un primo sguardo e perfino, talvolta, all’evidenza?
Paolo Tavaroli
Opere segnalate
da Percorso di luce ©Eleonora Baddour
“…oltre a rappresentare un gioco di svelamento attraverso la luce, raccontano anche la mia famiglia e la sua storia: il matrimonio dei miei genitori, mio padre siriano di religione islamica e mia madre italiana di fede cattolica, e la spiritualità di mia nonna, caratterizzata da una devozione semplice e sincera…”Eleonora Baddour
da A piedi scalzi. I Pappamusci ©Pamela Barba
“…Il pellegrinaggio inizia nelle prime ore pomeridiane del Giovedì Santo, da quel momento, per le vie della città, questi pellegrini, avvolti da mistero, si incamminano con una percepibile cadenza ritmica dei gesti, dell’andamento, a diffondere una lieve melodia, vegliando su tutti gli Altari della Reposizione. Proseguono il loro cammino penitenziale fino al mattino del venerdì…”Pamela Barba
da Il venditore di rose ©Gabriele Capretti
“In un pomeriggio invernale sul lungomare della città di Genova, un giovane magrebino, venditore di rose, interrompe il lavoro per pregare.” Gabriele Capretti
da Isfahan: negli sguardi della vita religiosa ©Parastoo Dadvar
“I luoghi fotografati si trovano a ISFAHAN in IRAN , denominati LA MOSCHEA DELLO SHAH e LA MOSCHEA MASJED-E JAME…”Parastoo Dadvar
da Come un abbraccio ©Barbara D’Urso
“…tutti accomunati dall’unico desiderio di aiutare e dare valore alle persone secondo l’intento di diffondere la gioia che nasce dall’incontro con Gesù…”Barbara D’Urso
Senza titolo ©Marcella Giorgetti
“…Sulle coste occidentali di una moderna Turchia appare una donna vestita di colore che si diverte,in antitesi ai divieti ed alle strumentalizzazioni che lo ritengono in occidente una forma di oppressione e di assoggettamento…”Marcella Giorgetti
da Crocifissi ©Roberto Mirulla
“…I crocifissi non hanno un volto ma vogliono farci riflettere sul destino dell’uomo che non trova mai pace, che non si accontenta mai, che ogni volta ha bisogno di odiare qualcuno per sentirsi libero…”Roberto Mirulla
da L’Affruntata, storia di un «mirabile artificio» ©Giuseppe Morello
“L’Affruntata, che nel dialetto calabrese significa Incontro…dell’incontro tra la Madonna e il Cristo risorto con i portantini chiamati a “raccontare” attraverso un’immensa fatica il messaggio della Resurrezione…”Giuseppe Morello
da “Concentricità” ©Alessandra Solinas
“Le religioni, nei loro aspetti più diversi, ruotano come cerchi concentrici attorno ad un unico punto centrale che rappresenta l’elemento di connettività tra le stesse: LA FEDE, che trasforma l’esperienza di vita di ciascun uomo in esperienza religiosa…”Alessandra Solinas
da L’Islam all’ombra della lanterna ©Francesco Zoppi
“Uno sguardo sulle piccole e numerose moschee disseminate tra i vicoli della città di Genova…Piccoli spazi, spesso ricavati da fondi, messi a disposizione di chi desidera entrare in contatto con la comunità musulmana…Non solo un luogo di preghiera ma un polo di aggregazione…Francesco Zoppi
La giuria ha selezionato come opere vincitrici
Motivazione : nella complessità del tema che richiedeva un cammino stretto tra simbolo e realtà abbiamo privilegiato la coerenza e la capacità evocativa delle immagini nelle tre opere scelte.
e ha selezionato alcune fotografie di
Eleonora Baddour,
Pamela Barba,
Gabriele Capretti,
Parastoo Dadavar,
Barbara d’Urso,
Marcella Giorgetti,
Roberto Mirulla,
Giuseppe Morello,
Alessandra Solinas ,
Francesco Zoppi
© fotografia Piera Cavalieri
da “Quello che rimane” di Paula Fox
“Hanno scelto di rimanere bambini”, disse lui mezzo addormentato, “senza sapere che nessuno ha questa possibilità”.
Che cos’era un bambino? E come poteva saperlo lei? Dov’era la bambina che era stata? Chi poteva dirle com’era allora ? Aveva una sua fotografia a quattro anni, seduta su una sedia a dondolo di vimini, una sedia da bambini, con le gambe dritte in avanti, con mutandine di cotone bianco, con in testa un panama troppo grande per lei. Chi aveva messo insieme tutte quelle cose? Il panama, la sedia a dondolo, le mutandine di cotone bianco? Chi aveva scattato la fotografia? Stava già ingiallendo. Cosa aveva a che fare con la sua infanzia il giovane Mike, sporco, misterioso, apparentemente indifferente, con quel linguaggio ieratico che allo stesso tempo la insultava e la teneva a distanza? Cosa aveva a che fare con qualsiasi infanzia?…